Allergie: come determinare le vere cause?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2050 ci sarà una vera e propria “epidemia allergica”, poiché si stima che il 50% della popolazione soffrirà di allergie. Se si sospetta una allergia, è utile sapere quale dei molti allergeni esistenti è il responsabile dell’eccessiva risposta da parte del nostro sistema immunitario. Vediamo come è possibile scoprirlo.
Quali sono le cause dell’allergia?
L’allergia è dovuta a una eccessiva risposta anticorpale scatenata dal sistema immunitario verso allergeni che per la maggior parte delle persone risultano innocui. Tra i fattori scatenanti maggiormente responsabili delle reazioni allergiche troviamo: allergeni presenti nell’aria (pollini, peli di animali, acari della polvere e muffe); alcuni alimenti (uova, latte, pesce, crostacei, arachidi, noci, grano, soia); punture di insetti come api o vespe; farmaci; sostanze che, a contatto con la pelle, la irritano (come lattice e nichel).
Perché le allergie sono in aumento?
Alla base delle malattie allergiche c’è innanzitutto la predisposizione genetica che, però, è modulata dall’ambiente in cui si vive: il rapporto fra genetica e ambiente è infatti molto importante. Se un individuo predisposto geneticamente vive in un ambiente in cui il contatto con sostanze estranee potenzialmente in grado di indurre l’allergia è scarso, il rischio che queste sostanze riescano a scatenare l’allergia è molto basso, nonostante la predisposizione genetica. Se viceversa il contatto con sostanze che favoriscono lo sviluppo di allergie è elevato, il rischio aumenta. Ma non stiamo parlando solo degli allergeni, cioè delle sostanze verso le quali è rivolta la reazione allergica (ad esempio il polline, la polvere, il lattice). Esistono altri fattori in grado di scatenare l’allergia in quanto capaci di modulare la predisposizione genetica, per esempio l’inquinamento ambientale e lo stile di vita. L’inquinamento e lo stile di vita (abitudini alimentari, contatti con animali, frequenza di infezioni) spiegano, ad esempio, perché l’epidemia di malattie allergiche non ha il medesimo impatto nelle varie parti del mondo.
Quali sono i test per le allergie?
Esistono diverse opzioni per i test allergologici, tra cui esami del sangue, test di sensibilizzazione cutanea (prick test, patch test) e test di provocazione orale. L’Allergologo deciderà quale test è più adatto ad ogni singolo caso. Dopo aver eseguito il test allergologico che è stato scelto, i risultati vengono esaminati dal medico, congiuntamente all’anamnesi del paziente, per aiutare a formulare una diagnosi accurata e scegliere la terapia mirata per tenere sotto controllo i sintomi.
Come funzionano gli esami del sangue per la diagnosi delle allergie?
Un esame del sangue è un modo semplice e veloce con cui ottenere risposte rispetto alle allergie di cui potrebbe soffrire un paziente. Questo esame, chiamato dosaggio delle IgE specifiche (RAST test), fornisce informazioni sul livello degli anticorpi delle IgE specifiche per gli allergeni presenti nel sangue. Gli anticorpi sono un indicatore di sensibilizzazione allergica e, nel contesto di un’anamnesi incentrata sulle allergie, possono aiutare lo specialista a determinare se si è allergici e a cosa.
Quando si esegue il Prick Test?
I prick test sono test cutanei per il controllo della reazione allergica a diversi tipi di sostanze: alimenti, veleno di insetti, lattice, polvere e acari, polline, peli di animali. La pelle viene direttamente esposta ad allergeni sospetti e si osservano gli eventuali segni di reazione. Il primo scopo è quello di individuare con precisione i fattori che scatenano la reazione allergica, così da consentire al paziente di mettere in atto tutte le misure, alimentari o personali, per tentare di evitare il contatto con gli allergeni. In caso di allergia respiratoria, infatti, il prick test viene prescritto a chi manifesta sintomi stagionali o continuativi di rinite, congiuntivite, asma; in caso di allergia alimentare, invece, il prick test viene eseguito su quei pazienti che, dopo l’assunzione di uno specifico alimento, sviluppano sintomi come prurito, orticaria, arrossamento, gonfiore al cavo orale e/o alle labbra, angioedema, asma, oculorinite, disturbi gastrointestinali, shock anafilattico.
Perché si utilizza il Patch Test?
A differenza del Prick Test, nell’ambito dei test allergologici, il Patch Test si utilizza quando c’è bisogno di valutare la presenza di allergie a materiali come il nichel, cromo, oppure vari coloranti e conservanti. Le sostanze potenzialmente allergizzanti sono poste a contatto con la cute del dorso per 48/72 ore, con dischetti che occludono la pelle. La presenza di arrossamento più o meno evidente alla fine del periodo di test darà una risposta sulle condizioni di risposta allergica alla sostanza.
Cosa sono i test di provocazione orale per le allergie alimentari?
Il test di provocazione orale viene utilizzato per stabilire una diagnosi corretta, che può essere associata ai risultati ottenuti con gli esami del sangue o il test di sensibilizzazione cutanea. Questo tipo di test può essere utilizzato per confermare un’allergia alimentare o per verificare il suo superamento. Viene assunta una piccola porzione del cibo per il quale si sospetta un’allergia. Il paziente viene monitorato attentamente in caso di insorgenza di eventuali sintomi clinici, di solito in un ambiente medico protetto (clinico o ospedaliero). Se non vi è alcuna reazione, al soggetto viene fornita una quantità maggiore di quell’alimento, fino a raggiungere una porzione normale. Il test consente di capire con certezza quale, tra i cibi, sia proprio quello nocivo per l’organismo. Spesso i pazienti si affidano al ‘fai da te’ o a test inutili, ma costosi in termini economici, di prevenzione e salute. Il ricorso a test come quelli del capello o della forza muscolare, che non hanno fondamento scientifico, rischia di non far individuare i veri pazienti allergici, ritardandone la diagnosi e quindi le cure.