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Polvere e alimenti: attenzione alle “allergie delle feste”

Polvere e alimenti: attenzione alle “allergie delle feste”

Il Natale per alcuni può essere una vera tortura: occhi rossi, naso chiuso e respiro pesante sono sintomi che rendono più difficile la vita dei soggetti allergici che proprio durante l’inverno, complice il tanto tempo passato in casa con i riscaldamenti accesi, peggiorano. Polvere e muffe accumulate nei ripostigli contaminano le decorazioni per l’albero di Natale provocando crisi allergiche e asma. Ma attenzione soprattutto ad alcuni degli alimenti presenti sulle tavole delle feste.

Quali sono gli allergeni più diffusi in inverno?

L’allergia più comune in inverno è quella causata dagli acari della polvere dato che, a causa delle basse temperature esterne, tendiamo a trascorrere maggior tempo in ambienti chiusi; senza contare altre condizioni in cui è facile “respirare polvere” come, ad esempio, quando utilizziamo capi di abbigliamento che sono rimasti a lungo relegati dentro gli armadi o tiriamo fuori le decorazioni natalizie. Da considerare inoltre che da ottobre inizia la proliferazione degli acari, motivo per il quale vi è una riacutizzazione dei sintomi soprattutto al mattino al risveglio (il materasso rappresenta una delle sedi principali degli acari della polvere). Responsabili di specifiche forme di allergia possono essere anche le muffe che si formano nelle nostre case per vari motivi: ad esempio, quando facciamo asciugare i panni in casa e non arieggiamo bene gli ambienti. Un’altra causa da tenere in considerazione è la vicinanza di animali, in particolare cani e gatti, con cui in inverno condividiamo molte più ore in casa rispetto alle stagioni più calde. E il Natale ci mette il carico perché sia le decorazioni dell’albero possono innescare delle reazioni allergiche così come alcuni degli alimenti presenti nei menù delle feste.

Cos’è l’allergia alimentare?

L’allergia indica una condizione in cui il sistema immunitario di un soggetto reagisce in maniera anomala producendo anticorpi nei confronti di alcune sostanze considerate dannose, che per la maggior parte delle persone risultano del tutto innocue. L’allergia alimentare, in particolare, è una reazione del sistema immunitario a un determinato cibo, percepito dall’organismo come nocivo: anche una piccola quantità dell’alimento allergizzante può scatenare la reazione, che si può manifestare con un’ampia varietà di sintomi che possono interessare la cute, il tratto gastrointestinale, il sistema cardiovascolare e quello respiratorio. La gravità delle allergie varia da persona a persona e può andare da una lieve orticaria all’anafilassi.

Quali sono gli alimenti più a rischio presenti nei menù delle feste?

La maggior parte delle allergie alimentari è provocata da determinate proteine contenute in alimenti come crostacei, arachidi, frutta a guscio (come noci, nocciole), pesce, latte e uova. Proprio in occasioni conviviali come il Natale, caratterizzate da cene e pranzi consumati spesso fuori casa e da pietanze e ingredienti che non vengono consumati frequentemente, aumenta il rischio di entrare in contatto con potenziali allergeni. Per cui, per non rovinarsi le feste, risulta fondamentale valutare gli alimenti a cui ci esponiamo, sia per ingestione diretta che per contaminazione (basti pensare a chi è allergico alla frutta secca o al pesce) per evitare potenziali rischi per la salute.

Come prevenire le allergie alimentari?

Il modo migliore per prevenire una reazione allergica è quello di conoscere ed evitare gli alimenti che ne sono alla base. È bene, quindi leggere con attenzione le etichette degli alimenti e se si è già stati vittima di una reazione allergica grave, indossare un segno di riconoscimento che permetta ad altri di sapere di cosa si soffre nel caso non si sia in grado di comunicare. Spesso alcuni sintomi vengono ricondotti ad allergia alimentare ma possono in realtà essere associati ad altre cause; ad esempio, l’abuso di crostacei, pesce crudo, pesce azzurro può determinare quella che viene definita “sindrome sgombroide”, che si caratterizza per la comparsa di sintomi simil allergici come orticaria, disturbi gastrointestinali, vomito. Tali sintomi però sono dovuti o alla elevata quantità di pesce e/o crostacei assunti oppure alla scarsa qualità delle materie prime; si tratta di reazioni dose-dipendenti, per cui se riassunti in piccole quantità non determinano alcuna reazione a differenza delle allergie alimentari. Altri sintomi spesso riferiti, sono quelli della sensazione di nodo in gola, tosse che vengono associati all’ingestione di alcuni alimenti; questa condizione in realtà, è frequentemente dovuta a reflusso esofageo, che soprattutto in questi periodo conviviali, tende a riacutizzare con comparsa di tali sintomi, spesso confusi con “allergia”.

Quali sono i test allergologici?

Nel sospetto di un’allergia alimentare, fondamentale è il consulto con lo specialista allergologo. La descrizione dei sintomi, la presenza di allergie alimentari in famiglia, un approfondito esame fisico che porti a escludere o individuare altri problemi potranno aiutare lo specialista allergologo nella diagnosi. Indispensabile, poi, sarà l’esecuzione dei test per le allergie. Il primo esame diagnostico che si esegue è il prick test: un test cutaneo che prevede l’apposizione sulle braccia del paziente di una goccia di estratti di allergeni. Se dopo 20 minuti intorno al punto dell’iniezione si genera un ponfo rosso e caldo significa che il soggetto è sensibile. In casi di non disponibilità di un estratto allergenico per l’alimento sospetto o per aumentare la sensibilità del test può essere eseguito il prick-by-prick, che consiste nell’utilizzare alimenti freschi. Inoltre l’eventuale presenza delle IgE specifiche per allergeni alimentari può essere rilevata anche attraverso un prelievo di sangue: il Rast test o i test molecolari sono esami in grado di misurare la risposta del sistema immunitario a determinati alimenti controllando la quantità nel sangue delle immunoglobuline E (o IgE).

Autunno: è tempo di allergie e di asma

Settembre. Le allergie primaverili iniziano ad essere solo un lontano ricordo, se non fosse che anche l’autunno nasconde dei rischi non indifferenti.

Chi soffre di allergia o asma, sul finire dell’estate, tra settembre e ottobre, spesso riferisce un peggioramento dei sintomi con ostruzione nasale, starnuti, naso che cola (rinite allergica), tosse, occhi che bruciano e lacrimano, bruciore o pizzicore alla gola, respiro sibilante e respirazione difficoltosa.

Parliamo, ovviamente, delle allergie autunnali, meno intense e meno diffuse di quelle primaverili, ma pur sempre da tenere in considerazione.

Le allergie più comuni in questo periodo sono quelle a pollini, muffe e acari della polvere.

In primo luogo, va sottolineato che nei mesi successivi all’estate, e talvolta fino alle porte di novembre, i pollini estivi sono ancora nell’aria. Tra tutti i pollini di questo periodo, i più pericolosi sono generalmente quelli della parietaria e dell’ambrosia. Quest’ultima, nello specifico, inizia la sua impollinazione ad agosto, dando il via ad un processo che può talvolta durare anche fino alle alle prime settimane dell’autunno, prolungando di fatto il tempo di esposizione dei pazienti agli allergeni.

Anche le muffe (Alternaria, Cladosporium, Aspergillus) possono causare reazioni allergiche, sia all’aperto e sia al chiuso, in ambienti particolarmente umidi. Le muffe possono essere responsabili di reazioni allergiche particolarmente severe: non solo oculorinite ma, in alcuni casi e nelle persone predisposte, anche violenti crisi asmatiche.

Gli acari possono essere la causa di reazioni di tipo respiratorio, come rinite, rinocongiuntivite e asma, ma anche cutanee. Gli acari della polvere sono gli allergeni più frequenti nelle nostre case: sono minuscoli animali, della stessa famiglia dei ragni, non visibili a occhio nudo, che si riproducono nella polvere e si cibano del nostro epitelio di sfaldamento cutaneo. Si annidano soprattutto nei materassi, nei cuscini, nei tappeti, nelle librerie e laddove è più difficile combattere la polvere.

Le allergie autunnali si manifestano nello stesso modo delle patologie primaverili.

Abbiamo dunque a che fare con una conclamata rinite allergica, la quale come è noto comporta starnuti, naso gocciolante, lacrimazione, prurito agli occhi e tosse. In alcuni individui a questi sintomi diffusi si somma anche l’asma: la respirazione, a causa di una contrazione delle vie aeree, si fa quindi più difficoltosa.

Se i sintomi si manifestano per la prima volta e lasciano sospettare un’allergia è bene consultare uno specialista allergologo.

Una corretta diagnosi è fondamentale per identificare la vera causa dell’allergia e studiare un trattamento mirato. La terapia è personalizzata e dipende dal quadro del paziente. In generale, per la rinite la terapia gold standard è rappresentata da farmaci steroidi topici come gli spray nasali. In alcuni casi si può usare una terapia topica combinata steroidea e antistaminica. Per diminuire la sintomatologia correlata alla rinite (prurito del cavo orale, starnutazioni, prurito al naso) possono essere utili farmaci antistaminici. Per l’asma sono invece disponibili farmaci specifici: nella maggior parte dei casi il controllo della malattia si ottiene con farmaci corticosteroidei per via inalatoria che possono essere associati anche a farmaci broncodilatatori.

Dott. Francesco Papia

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